Autore: Carina Sabau

Sapere è potere!

“Ogni individuo ha diritto all’istruzione. L’istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L’istruzione elementare deve essere obbligatoria. L’istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l’istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito. L’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l’amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l’opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace”.

In base alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, emerge chiaramente l’importanza del quarto Global Goal promosso dall’ONU, fondato sul proposito di “fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti”. L’istruzione è uno degli strumenti fondamentali per il miglioramento della qualità di vita dei cittadini ed è ciò che permette il raggiungimento di un’equità sociale, in un periodo in cui il gender gap è sempre più rimarcato. Il non ricevere un’educazione adeguata, inoltre, significa esporre la generazioni più giovani al lavoro minorile, ai matrimoni precoci o a ulteriori forme di abuso che causano il rafforzamento di quel ciclo di indigenza dal quale è difficile uscire. 

Se, a livello teorico, i criteri esposti nel presente Obiettivo sono stati delineati in modo tale da rimuovere le maggiori problematiche che affliggono la scena globale, a livello della loro concreta realizzazione ci sono non poche difficoltà che costituiscono una barriera quasi insormontabile. Infatti, gli sforzi attuati fino ad oggi non sono bastati, poiché ci sono ancora innumerevoli bambini e bambine che non hanno la possibilità né di accedere a un’educazione scolastica né di completare il ciclo di istruzione di base e, spesso, tale condizione rispecchia la realtà sociopolitica in cui vivono.

Gli SDGs (Sustainable Development Goals) puntano  all’aumento della qualità dell’istruzione, tentando di eliminare le disuguaglianze entro il 2030; tuttavia sussistono fin troppe disparità, specie tra le aree urbane e quelle rurali, che non permettono una reale partecipazione attiva alla vita sociale o l’accesso ai servizi primari che uno Stato può offrire.

I Paesi in via di sviluppo sono quelli che maggiormente necessitano di un sostegno economico per poter garantire il potenziamento dell’infrastruttura scolastica. Tra questi si possono citare le realtà dell’Africa subsahariana e dell’Asia meridionale caratterizzate da situazioni precarie a causa dell’eterogeneità delle classi sociali, comprendenti indigeni, bambini e bambine rifugiati, famiglie povere che vivono – o sopravvivono – in zone rurali. 

Una delle maggiori cause per il rallentamento dello sviluppo educativo è sicuramente la povertà di un paese, ad esempio nelle zone rurali dell’Africa subsahariana, in cui un terzo della popolazione vive in condizioni di povertà assoluta, risultando uno dei dati più alti al mondo. Tuttavia, nell’epoca in cui stiamo vivendo, un ulteriore fattore che ha contribuito al rallentamento dello sviluppo delle strutture scolastiche è stato il COVID-19 che, sia nei paesi sviluppati sia in quelli in via di sviluppo, ha provocato gravi ripercussioni sulla popolazione mondiale, inclusi gli studenti e le studentesse costretti all’isolamento domestico e all’adozione della didattica a distanza (DAD). Tale scelta di formazione scolastica ha privato tutta la categoria studentesca dell’attiva partecipazione alle lezioni e della possibilità di continuare a coltivare le proprie interazioni sociali, causando non pochi squilibri anche sulla sfera psicologica.

Sulla base delle statistiche riportate dall’organizzazione Save the Children, è stato stimato che, nel mondo, siano stati persi 112 miliardi di giorni dedicati all’istruzione e, come facilmente intuibile, siano stati i bambini e le bambine appartenenti alle zone rurali con alle spalle condizioni familiari precarie a subire le peggiori conseguenze sull’istruzione e, pertanto, sul loro futuro. Inoltre, a causa delle necessità tecnologiche per poter svolgere le lezioni in modalità DAD, il divario tra le famiglie più benestanti e quelle più bisognose è stato notevolmente rimarcato a causa della mancata possibilità da parte di tutte le classi sociali di affrontare economicamente una tale spesa. Risulta che 

“i minori in America Latina, nei Caraibi e nell’Asia meridionale hanno perso quasi il triplo dell’istruzione dei coetanei dell’Europa occidentale. Molti giovani potrebbero non tornare mai più a scuola: le cause maggiori sono, da un lato, l’aumento del lavoro, dall’altro, l’ondata di matrimoni precoci che coinvolge soprattutto le ragazze”. 

Riflettendo sull’attuale situazione del continente africano, in particolare sulle zone rurali, la mancanza di un’infrastruttura tecnologica ha ampliato le problematiche educative e sociali; infatti, la maggior parte della popolazione africana è ancora estranea all’utilizzo del web e, in un mondo ormai dominato dalla rete sociale, diventa quasi indispensabile la sua esistenza per la comunicazione e la divulgazione delle informazioni. La tematica dell’equa istruzione deve quindi garantire l’accesso a questi benefici, non limitando l’incremento alla sola sfera tradizionale di apprendimento, basata esclusivamente sulla scrittura e lettura. 

Il resto del mondo, però, non è rimasto a guardare impassibile mentre i paesi in via di sviluppo, e non solo, stavano sprofondando in una situazione fallimentare. In particolare, l’UNESCO ha avviato, nel 2020, la Global Education Coalition con l’obiettivo di coinvolgere i 175 Governi per intensificare gli aiuti destinati ai vari paesi per potenziare la modalità della DAD. Tale Coalizione, oltre alle motivazioni precedentemente esposte, è stata introdotta anche per assicurare che le graduali riaperture scolastiche avvenissero sui principi dell’inclusione, dell’equità e della parità di genere. 

Rispetto ai contesti sopracitati, differente è la situazione dell’Europa, considerata la zona più avanzata rispetto a tutti gli Obiettivi, in particolare per quanto riguarda l’adempimento dei criteri del quarto Goal. Ciò è dovuto sicuramente alla riduzione dell’abbandono scolastico e all’aumento della percentuale dei laureati. Ma, analizzando singolarmente la crescita dei vari Paesi europei, si registrano ampi divari territoriali in cui la Svezia risulta essere la migliore nel campo dell’istruzione, mentre la Romania la peggiore. Il Portogallo, invece, è il paese che ha maggiormente incrementato il proprio sviluppo.

E l’Italia? Purtroppo, il Bel Paese mostra una situazione più critica, soprattutto a causa della minore percentuale di laureati rispetto alla media europea e per il maggiore tasso di persone che non possiedono un diploma. Inoltre, il COVID-19 ha contribuito a peggiorare una situazione già di per sé instabile e, anche in questo caso, il Governo ha deciso di intraprendere due linee d’azione: la prima riguardante la sfera psicologica e cognitiva, per evitare che i soggetti più fragili, ma in generale la categoria studentesca, non subissero ulteriori effetti dannosi dovuti alla pandemia; la seconda si focalizza sulla rimozione di quei metodi strutturali che rallentano la crescita della qualità dell’istruzione, apportando miglioramenti soprattutto sulla formazione dei docenti affinché siano in grado di garantire una didattica più inclusiva, varia e personalizzata. Inoltre, nel tentativo di sanare le disparità sociali in merito alla DAD, il Governo ha stanziato dei fondi per l’acquisizione di dotazioni digitali da elargire alle famiglie più in difficoltà e per fronteggiare con misure specifiche i divari territoriali in termini di qualità dell’istruzione, finanziando corsi di preparazione nelle scuole che presentano livelli critici per l’ingresso alle università. 

Come è stato possibile osservare, lo sviluppo dell’istruzione e del conseguente rendimento scolastico non è totalmente omogeneo a livello globale, ma risulta essere fragile e variabile. Sebbene gli esempi riportati illustrino una situazione delicata e complessa, si possono comunque registrare, in un quadro generale, dei risultati positivi.

A livello mondiale, è stata raggiunta l’uguaglianza tra bambine e bambini nell’istruzione primaria, tuttavia fin troppi pochi paesi sono riusciti a conseguire tale traguardo su tutti i livelli educativi. Sono stati indubbiamente compiuti enormi progressi per l’accesso all’istruzione, soprattutto per la fascia delle donne e ragazze, e per l’alfabetizzazione di base che ha subito un notevole passo avanti nella scena globale. Investire economicamente sullo sviluppo dell’infrastruttura scolastica non è un atto fine a sé stesso, poiché tutti i Global Goals sono connessi l’uno con l’altro; un adeguato sistema scolastico incentiva studenti e studentesse a un maggiore coinvolgimento sociale o allo sviluppo di una sensibilità nei confronti di tematiche attuali come il cambiamento climatico. 

Certamente l’impegno degli Stati nel potenziare un’istruzione di qualità è concreto, a fronte anche dei risultati ottenuti, eppure, risulta tutt’ora evidente la necessità di intensificare gli sforzi e gli investimenti per permettere un’omogeneità educativa globale e donare nuovi strumenti alle future generazioni. Per incentivare un cambiamento radicale in tutti gli ambiti occorre puntare sulla cultura, in quanto “sapere è potere”. È per merito della conoscenza che si può promuovere lo sviluppo sostenibile, una maggiore consapevolezza dei diritti umani, dell’uguaglianza di genere o della valorizzazione di culture diverse. 

ULTIMO INTERVENTO

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Nice and the Fox - Growing each other - GOAL 4 - Istruzione di qualità

L’opera, realizzata sulla parete esterna dell’Istituto Comprensivo del Comune di Brusasco, si rivolge ai più piccoli e ha l’intento di illustrare l’importanza del rientro a scuola e della didattica in presenza.

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